PSICOTERAPIA CENTRATA SULLA PERSONA

Il presupposto fondamentale della terapia centrata sul cliente è che tutti gli individui abbiano in sé le risorse necessarie per comprendere i propri reali bisogni e per orientare atteggiamenti e  comportamenti nella direzione dei loro obiettivi se solo vengono aiutati ad entrare in contatto con la loro natura più autentica. Secondo la Psicologia Umanistica le persone sane sono capaci di scelte autonome e decisioni in linea con valori e stili di vita che li rispecchiano profondamente e non si preoccupano eccessivamente di come ciò verrà valutato dall’esterno. In questo modo la loro vita è guidata da un’innata tendenza all’autorealizzazione. Gli adulti di riferimento (persone criterio) con cui sono cresciuti questi individui hanno facilitato lo sviluppo della loro “saggezza organismica” attraverso l’empatia, l’accettazione positiva ed incondizionata e la congruenza. . Tali condizioni facilitanti sono probabilmente mancate nella storia di vita di un individuo che non riesce ad essere in contatto con le proprie esperienze e che ha difficoltà nel riconoscere le proprie emozioni poiché si trova in quello che Carl Rogers definisce uno stato di incongruenza, cioè di elevata conflittualità tra sé reale e sè ideale,  tra i suoi bisogni più autentici e ciò che soddisfa invece le aspettative del mondo esterno. La possibilità di essere se stessi in questo caso è compromessa da costrutti rigidi che agiscono come meccanismi di difesa e fanno da filtro alla genuinità dell’esperienza.

All’interno di questo approccio, il cliente sperimenta per la prima volta,  veicolate dal rapporto terapeutico “da persona a persona”  (per citare uno dei testi di Carl Rogers), le condizioni facilitanti. Lo psicoterapeuta rogersiano, attraverso l’ascolto rispettoso ed accurato dei fatti, dei sentimenti e dei significati personali attribuiti dal cliente a ciò che sta sperimentando nel qui ed ora, si sintonizza sul suo mondo fenomenologico: non tanto su ciò che succede al cliente ma sul modo in cui percepisce ciò che gli succede poiché è proprio questa la determinante principale dei suoi comportamenti e delle sue difficoltà.

TERAPIA FOCALIZZATA SULLE EMOZIONI

La EFT (Emotional Focused Therapy) è un orientamento  terapeutico strutturatosi negli Stati Uniti negli anno ’80 a partire dall’integrazione di elementi provenienti dall’Approccio Centrato sulla Persona, dalla Psicologia della Gestalt, dalla Teoria dell’Attaccamento e dal Costruttivismo. Tale approccio fornisce tecniche molto efficaci per i percorsi individuali ma anche per le terapie di coppia e familiari e parte dal presupposto secondo cui le emozioni hanno un potenziale innato che, se viene fatto sperimentare, può aiutare le persone a trasformare stati emotivi problematici in risorse, contribuendo in modo considerevole alla crescita della comprensione di sé ed al miglioramento dei rapporti con gli altri.
Molta parte del malessere e del disagio psicologico della nostra società è infatti causato dalla diffusa incapacità di  gestire le emozioni e di utilizzarle in modo adattivo. L’obiettivo di questa metodologia è così quello di aiutare le persone a diventare più consapevoli delle proprie emozioni e ad esprimerle in modo funzionale, trasformandole da nemiche della propria serenità a guide affidabili per la comprensione dei propri bisogni più autentici.
In “Apprendere le terapie focalizzate sulle emozioni”, manuale teorico-pratico di questa metodologia psicoterapeutica ( R. Elliot, J.C. Watson, R.N. Goldman, L. S. Greenberg, SOVERA, 2006) vengono elencati i suoi punti chiave. In primo luogo gli autori postulano che il fare esperienza sia la via d’accesso più immediata al cambiamento poiché è proprio l’esperienza che determina e trasforma pensieri, stati d’animo e comportamenti. Essa deve essere però totale, cioè interessare ed integrare tutti gli aspetti che ci permettono di viverla in prima persona e di autodeterminare le nostre scelte. Percezioni, significati, ricordi, sentimenti, tendenza all’azione, devono poter essere ascoltati nello spazio protetto della psicoterapia in egual misura in modo che nessuno sia “emarginato” o alienato anche se  percepito come dannoso o sbagliato.

Varie sono le tecniche che permettono di accedere all’esperienza e che aiutano il paziente a comprendersi e ad accettarsi:
l’esplorazione, finalizzata a far emergere dal vuoto percepito dal paziente  “iper-distanziato e ipo-attivato un “sentire” ancora lontano e indefinito
il liberare lo spazio, necessario al paziente che tende ad essere travolto dai propri vissuti emotivi e sopraffatto da preoccupazioni multiple, per avvicinarsi gradualmente a questi contenuti, tramite la loro collocazione in “scatole” distinte e separate
la tecnica della sedia vuota, per dare voce alla pluralità degli aspetti dell’esperienza umana o per sviluppare la capacità di comprendere il punti di vista dell’altro.

TRAINING AUTOGENO

Il Training Autogeno è una terapia psicosomatica auto-distensiva elaborata nel 1932  dal medico tedesco J.H. Schultz  come risultato di anni di studi e ricerche sul fenomeno dell’ autosuggestione in ipnosi. Questa tecnica, attraverso un’adeguata fase di addestramento guidata da un terapeuta appositamente formato, può alleviare disagi psicosomatici di vario tipo, consentire un maggior contatto con se stessi e rappresentare una risorsa per lo sviluppo del  potenziale di un individuo ed il miglioramento delle sue performances quotidiane, ma anche, più semplicemente, rendere più efficace il  riposo e permettere un più rapido recupero delle energie.

In cosa consiste

Il Training Autogeno consiste nell’apprendimento progressivo di una serie di esercizi di focalizzazione su diverse parti del corpo, guidato da formule che inducono un generale stato di rilassamento sia a livello fisico che psichico. Qui di seguito elenco tutti gli esercizi con una breve spiegazione:

  • L’esercizio della calma” ha l’obiettivo di far accedere la persona ad un livello iniziale di concentrazione pacata e riflessiva sulle proprie percezioni corporee
  • L’esercizio della pesantezza mira a indurre uno stato di rilassamento muscolare generale.
  • L’esercizio del calore porta il rilassamento ad un livello più profondo, interessando  il sistema circolatorio
  • L’esercizio del cuore crea un contatto con il proprio ritmo interiore di vita, il battito del proprio cuore, che è anche  la parte simbolicamente associata agli aspetti emozionali
  • L’esercizio del respiro ha l’obiettivo di aiutare a lasciar fluire il respiro depurandolo dalle influenze delle tensioni psicologiche e dei pensieri che tendono a controllarlo e modificarlo
  • L’esercizio del plesso solare ha lo scopo di indurre il rilassamento dell’addome e dei suoi organi interni, essenzialmente collegati a funzioni digestive e di distribuzione dell’energia prodotta dal nutrimento a tutto l’organismo
  • L’esercizio della fronte fresca, determinando una vasocostrizione, regola l’afflusso del sangue al cervello in modo da alleviare sensazioni di calore alla testa e sovraccarico di pensieri, tipiche di problematiche e stati psicologici di tipo ansioso

Per concludere, nel Training Autogeno, l’azione sul corpo, per il tramite della mente, determina modificazioni a livello della componente emotiva. Ricordiamo infatti che l’esperienza emotiva è la risultante del lavoro congiunto di sistema nervoso periferico e sistema nervoso centrale, e che l’equilibrio tra l’attivazione del simpatico e del parasimpatico determina nell’organismo sia la possibilità di reazione allo stress che la possibilità di rallentare, rilassarsi e recuperare. Una volta imparata, attraverso un’accurata e corretta attività di addestramento e  supervisione, questa tecnica è uno strumento di riequilibrio e promozione del benessere che la persona gestisce in perfetta autonomia ed anche in presenza di una vita quotidiana caratterizzata da spazi e tempi limitati.

SHIATSU

Il termine SHIATSU, (shi = dito ,  atsu = pressione) indica un trattamento finalizzato a promuovere e ristabilire l’ equilibrio della vitalità psicofisica dell’organismo.  Seppur ufficialmente nato in Giappone all’inizio del ‘900, porta con sé un background teorico e pratico molto più antico e che affonda le sue radici nella Medicina Tradizionale Cinese e nell’antico massaggio giapponese an-ma. Il trattamento shiatsu consiste in pressioni, praticate prevalentemente con i pollici ma anche con il palmo delle mani, gli avambracci, e le ginocchia, che l’operatore effettua attraverso lo spostamento del peso del suo corpo in perpendicolare sul corpo del ricevente, steso su un tatami od un futon. Questa pressione, modulata con ritmo e flusso costante, è esercitata su zone e punti specifici che tracciano percorsi chiamati meridiani, a cui, secondo la MTC, sono legate funzioni ed aspetti psichici dell’essere umano. Secondo il principio della “parte per il tutto”, l’organismo vivente è un macrocosmo che contiene tanti microcosmi i quali ne riproducono il comportamento “in piccolo”. Un altro aspetto veicolato dal pensiero della Medicina Tradizionale Cinese è quello secondo cui in natura, così come nell’essere umano,  l’equilibrio è sempre in forma perfettibile fino a che c’è vita. Di conseguenza la cosa più probabile è che vi siano zone “in eccesso” e zone “in difetto” da riequilibrare (principio dello Yin e dello Yang). Per tradurre ciò con un linguaggio proprio della medicina occidentale e della neuropsicologia, le pratiche che promuovono l’equilibrio della vitalità e del benessere psicofisico come lo shiatsu, devono occuparsi a volte di sostenere il funzionamento del sistema nervoso simpatico, in modo che si abbiamo efficaci reazioni di attivazione e fronteggiamento dello stress, e altre di sostenere il funzionamento del sistema nervoso parasimpatico cosi da garantire all’organismo la possibilità di rallentare e recuperare la vitalità necessaria ad una buona ripartenza.

CLASSI DI QI GONG

Il QI GONG è un’antica tecnica nata in Cina tra il 100 e il 200 d.c. il cui obiettivo è quello di migliorare la vitalità ed il suo fluire all’interno dell’organismo (qi = soffio vitale) . Il termine può infatti essere tradotto come esercizio del respiro. I maestri taoisti si resero presto conto del ruolo svolto dalla respirazione nell’aumentare la concentrazione e il vigore. Il Qi Gong consiste in una serie di esercizi in cui il respiro e le sue fasi (inspirazione, espirazione, apnea), i movimenti e le visualizzazioni mentali si sincronizzano in modo da creare un aumento del livello energetico psico-corporeo, nonchè le condizioni per dirigerlo là dove serve, a scopo preventivo, migliorativo della qualità della vita ed anche terapeutico.
La definizione della sequenza più antica è attribuita ad un medico taoista di nome Hua Tuo, ed è la sequenza dei “5 animali” (la scimmia, l’orso, il cervo la gru e la tigre). In un secondo momento si è scoperto come le potenzialità di questa disciplina andassero ben oltre il favorire la circolazione del flusso vitale a livello locale, ma si spingessero fino a creare un circuito sinergico tra respiro, mente e corpo, in grado di elevare i livelli di qualsiasi prestazione, tanto da diventare ben presto la disciplina preparatoria alle arti marziali.

Per praticare Qi Gong è indispensabile imparare a conoscere il nostro corpo e i suoi segnali di carenza o di eccesso, in modo da individuare le aree e le funzioni (i meridiano della MTC) dove dirigere la potenza vitale (il qi) e promuovere il nostro benessere emozionale, fisico e mentale.